Con questo articolo affrontiamo il famoso trading ETF, in particolar modo scopriremo come investire in ETF, dove investire senza correre rischi e quali sono i costi di commissione.
Cosa sono gli ETF
L’acronimo ETF significa Exchange-Traded Funds, si tratta di fondi quotati in borsa seguendo un indice specifico. Gli ETF permettono all’investitore di ottenere un modo conveniente per accedere a un pacchetto di classi di attività che può essere acquistato e venduto nel mercato, diversificando il portfolio di investimento combinando la flessibilità del mercato azionario e i punti di forza di fondi comuni, riducendo il rischio e l’esposizione.
- 1 Cosa sono gli ETF
- 2 Caratteristiche degli ETF
- 3 Perché investire in ETF
- 4 Investire in ETF con FINECO Bank
- 5 Tipologie di investimento in ETF su Fineco Bank
- 6 Il Piano Replay di Fineco
- 7 Quando si pagano le commissioni sugli ETF
- 8 Quali sono i costi di trading di un ETF?
- 9 Dove investire in ETF? Fineco è la migliore soluzione
- 10 Monte commissionale
Caratteristiche degli ETF
- Comprati e Venduti: Gli ETF possono essere comprati e venduti sul mercato come fossero azioni in borsa;
- Variazioni di Prezzo: Gli ETF proprio come le Azioni subiscono variazioni di prezzo;
- Unico Fondo di investimento: Gli ETF come un fondo comune, sono una raccolta di migliaia di azioni o obbligazioni raccolti in un unico fondo di investimento.
Perché investire in ETF
- Diversificazione: Grazie agli ETF è possibile accedere a un pacchetto diversificato composto da diverse classi di attività, come, azioni, obbligazioni e materie prime;
- Costi ridotti: Gli ETF offrono costi estremamente bassi di commissioni di acquisto;
- Flessibilità: Gli ETF offrono sia la versatilità commerciale dei singoli titoli che le qualità diversificate dei fondi comuni.
Notoriamente, uno dei motivi che hanno decretato il grande successo sui mercati degli ETF e degli ETC è il costo estremamente basso delle commissioni di acquisto.
Il motivo è facilmente intuibile: A differenza di un fondo comune tradizionale, che ha una gestione attiva portata avanti da un team di money manager e di analisti, gli ETF riproducono esattamente un indice o un gruppo di azioni, e gli ETC una materia prima o un insieme di materie prime precedentemente determinato.
In pratica, una volta stabilito l’indice o gli asset di riferimento, per gli emittenti c’è solo da aggiornare periodicamente il basket di titoli o di commodity, con costi di gestione ridotti al minimo. Non a caso si parla di gestione passiva. In pratica gli investitori hanno il vantaggio di entrare su un mercato che solitamente prevede una forte diversificazione pagando costi di entrata e di gestione minimi.
Inoltre, ETF ed ETC sono negoziati in borsa esattamente come un titolo e come tali possono essere acquistati e venduti con la massima semplicità.
Ciò permette di puntare su un settore che si ritiene promettente, sia sul lungo periodo, sia sul breve, senza dovere subire costi che altrimenti potrebbero incidere in maniera decisiva sulle performance attese.
Investire in ETF con FINECO Bank
Fineco è stata la prima, in Italia, a realizzare un ETF Center che da una parte consente di scegliere tra l’intero universo di ETF ed ETC, dall’altra di ottenere costi di acquisto totalmente concorrenziali sul mercato.
I costi di entrata e di uscita variano a seconda del prodotto scelto
Il costo di entrata e di uscita al momento in cui si decide di vendere è diverso a seconda del prodotto che viene scelto, e può variare dallo 0,20% per gli strumenti più semplici allo 0,90% per quelli con una struttura più complessa.
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Questo onere è determinato dalla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita (bid-ask), che in Italia non può mai essere superiore all’1% (raramente viene raggiunta questa percentuale). Questo costo per l’investitore è dovuto al fatto che il market maker, vale a dire la società che garantisce che in ogni momento si possa acquistare o vendere un ETF, guadagna esclusivamente su questo spread.
Il secondo costo di cui tenere conto è la commissione di gestione, che, vista la struttura degli ETF molto semplificata, è estremamente basso: tra lo 0,20% e lo 0,90% all’anno. Questo onere viene calcolato giornalmente.
In pratica, se un risparmiatore tiene un ETF per 120 giorni e ha un onere dello 0,20%, pagherà al momento della vendita 0,20% : 365 x 120 = 0,0657%. Ovviamente, se terrà fermo in portafoglio il suo prodotto, ogni anno gli verrà scalata la percentuale dello 0,20%.
Questo tipo di struttura dei costi permette anche di fare trading su macro-settori, come per esempio un indice di borsa, un benchmark obbligazionario o un paniere di titoli selezionato sulla base di criteri o di temi particolarmente promettenti.
Per quanto riguarda gli ETC, la struttura dei costi di gestione è identica a quella degli ETF: cambia leggermente il livello delle commissioni, che partono da un minimo dello 0,40% all’anno a un massimo dello 0,50%.
Tipologie di investimento in ETF su Fineco Bank
L’acquisto e la vendita di un ETC sono invece più complessi. Il differenziale bid-ask parte da un minimo dell’1% per i prodotti più semplici e può arrivare fino a un massimo del 3%.
Fineco tiene i rapporti con il cliente finale e per tale servizio riceve una remunerazione che, come abbiamo visto nei precedenti articoli, può assumere varie forme. Vale la pena anche in questo caso aggiungere qualche dettaglio in più. Nello specifico, se l’operatività si limita a meno di 10 eseguiti mensili, con un totale sul conto corrente inferiore a mezzo milione di euro, si va a pagare una commissione di 19 € ad operazione.
Se si raggiunge la soglia di 10 trade al mese i costi scendono a 9,95 €. Man mano che crescono gli asset del cliente, è possibile abbassare ulteriormente le spese, arrivando a sborsare 2,95 € ad operazione, qualora si detengano almeno due milioni sul conto.
L’operatività in strumenti finanziari può determinare perdite di capitale.
Il Piano Replay di Fineco
Fineco, però, offre ai suoi investitori la possibilità di utilizzare il Piano Replay, una sorta di piano di accumulo che consente di investire ogni mese una data cifra in uno o più Etf. In questa maniera si può puntare a medio-lungo termine su uno o più trend, diminuendo i rischi della volatilità e nello stesso tempo diversificando al massimo gli investimenti.
Con il Piano Replay, i costi vengo molto limitati sulla base di una tabella che prevede oneri fissi a seconda dell’impegno finanziario sostenuto e del numero di ETF in portafoglio.
Per esempio, un piano che preveda l’investimento in uno o due ETF (One) ha un costo mensile fisso di 2,95 € per ogni strumento, mentre se si sceglie un piano in cui è prevista la presenza da tre a sei ETF (Silver), l’impegno fisso mensile passa da 6,95 € a 12,85 €. Infine, c’è il piano Gold, per chi vuole realizzare strategie più complesse, che prevede portafogli da 7 a 12 ETF, che ha un costo minimo di 13,95 € e un massimo di 19,85 €.
Come si può comprendere, dunque, Fineco offre accesso a una gamma vastissima di ETF ed ETC a prezzi e condizioni davvero concorrenziali, qualsiasi sia l’approccio di investimento scelto.
Quando si pagano le commissioni sugli ETF
Grazie ai loro costi competitivi, gli ETF e gli ETC sono diventati molto popolari presso il pubblico degli investitori, sia privati che istituzionali. Un fattore importante, quando si pondera il costo di ogni strumento finanziario, è dato non solo dall’ammontare delle spese ma anche dal momento in cui esse verranno sostenute, in quanto le differenze, in questo ambito, possono portare a performance di investimento marcatamente diverse fra di loro a parità di percentuale lasciata in commissione.
Facciamo un esempio per capire meglio di cosa stiamo parlando: alcuni prodotti del risparmio gestito, come ad esempio le unit-linked (ma non solo), prevedono che i costi di gestione annuali vengano versati all’inizio, con il primo pagamento mensile nel caso di un piano di accumulo con tale cadenza. In questo caso, all’inizio di ogni anno si investe molto di meno, intuitivamente si può comprendere come ciò possa cambiare le performance nette rispetto ad ottemperare le spese con un piano più spalmato.
Probabilmente il fatto che emittenti di ETF ed ETC calcolino la quota di TER (Total Expense Ratio) da applicare a livello giornaliero, in base al prezzo di chiusura, costituisce un ulteriore punto a favore di questi veicoli. In pratica, le case di gestione che li promuovono vedono le loro entrate dipendere dall’andamento degli ETF che quotano.
È evidente che la stessa percentuale di spese applicata (ad esempio) a 100 euro genera meno flussi di cassa rispetto al calcolarla su 150 €. Il discorso è interessante anche per quanto riguarda i market maker: in questo caso si incorre in quello che è un onere ogni volta che si fa un’operazione. Se l’investimento su cui si è puntato è cresciuto di valore, con ogni probabilità esso avrà aumentato la propria base di liquidità con un probabile restringimento degli spread in termini percentuali da parte del market maker.
Quest’ultimo, in cambio, vedrà aumentare la frequenza e la dimensione, e diminuire al contempo la rischiosità delle operazioni su tale specifico ETF.
Il fatto che i due pilastri di costo citati vedano un addebitamento degli oneri fa sì che in qualche maniera sia market maker che società di gestione condividano con gli investitori incertezze e volatilità di mercato in maniera pressoché equanime. Il discorso è però lievemente diverso per intermediari come Fineco, che interagiscono con il cliente finale. Infatti, se la clientela opta per pagare una commissione per operazione, la detrazione dal saldo del conto è immediata.
In base ai piani commissionali offerti da Fineco, l’utente si troverà proporzionalmente a pagare di meno non solo se si fanno tante operazioni, ma anche se si sceglie di investire molto denaro e/o gli strumenti selezionati salgono di valore.
Fineco applica comunque un tariffario più scontato al crescere degli asset detenuti sul conto. In pratica, vi è uno scambio con la propria clientela: le commissioni vengono incassate immediatamente, ma calano in maniera considerevole non solo se si fa un’intensa attività di trading, ma anche se lo si fa con successo. In cambio di un pagamento immediato, Fineco diminuisce più che proporzionalmente le proprie entrate, permettendo ai propri clienti di godere di una quota in costante aumento dei propri sforzi.
Un discorso non molto diverso vale anche nel caso in cui si scelga un piano di accumulo con un ventaglio di ETF ed ETC disponibili all’interno del Piano Replay. In questo caso, la remunerazione di Fineco è generata da un canone mensile, che viene caricato ogni volta che si fanno le operazioni programmate.
Anche qua, all’aumentare degli asset detenuti, il gruppo chiede percentualmente sempre di meno, in quanto il suddetto canone rimane costante. Fineco opta per un modello simile a quelli definiti come parte della subscription economy (che comprendono, ad esempio, abbonamenti a servizi di streaming, a servizi di accesso a internet, ecc.) in cui il gruppo sacrifica parte dei propri margini sulle masse intermediate in cambio di una maggiore stabilità delle entrate data da un piano di accumulo automatico.
In definitiva Fineco sceglie di favorire e accompagnare il successo dei propri clienti.
Quali sono i costi di trading di un ETF?
Quando si parla di ETF si pensa, spesso non a torto, che si tratti di strumenti dai costi molto contenuti. In effetti una dei principali punti di forza di questi prodotti è dato proprio dal fatto di potere risparmiare rispetto ai normali fondi comuni e sicav, che devono remunerare un intero team di gestione. Detto questo, non va dimenticato che la struttura delle spese può variare in maniera significativa da ETF a ETF. Sono infatti quotati come un’azione in Borsa dove un market maker si impegna a fornire di continuo ad acquistare e vendere in determinate quantità.
Partiamo subito da questo punto: l’attività di market making è estremamente complessa e necessita di forti investimenti e competenze molto specifiche. Di conseguenza gli intermediari finanziari specializzati in tale ambito devono venire remunerati in maniera adeguata. Nello specifico, tali gruppi generano profitti dal cosiddetto spread denaro-lettera, detto anche bid-ask in inglese.
In pratica, chi fa mercato quota due prezzi differenti: Uno (più basso) a cui è disposto a comprare, e un altro (più elevato) a cui è disposto a vendere. Tale differenziale, ovviamente, rappresenta un costo per l’investitore finale, al di fuori delle commissioni che vengono pagate a intermediari come Fineco con cui si è aperto il conto.
È difficile quantificare quelle che sono le dimensioni tipiche dello spread denaro-lettera, in quanto cambiano molto a seconda della grandezza e della liquidità del sottostante. Ovviamente, un ETF con masse di miliardi, creato da uno dei colossi del settore su uno degli indici azionari più popolari (pensiamo ad esempio all’Eurostostoxx o al S&P 500) verrà scambiato con un bid-ask decisamente contenuto, nell’ordine di pochi punti base. Ricordiamo fra l’altro che per punto base si intende un centesimo di un 1%.
Viceversa, se un emittente di minori dimensioni crea un veicolo incentrato ad esempio su un indice proprietario tematico, ossia un paniere che comprende le azioni delle aziende che operano in una determinata nicchia tecnologica, allora in tal caso (non sorprendentemente) gli investitori dovranno pagare di più il market maker.
Quando si parla di ETF, però, le spese più significative sono quelle che vengono fatte pagare dall’emittente, ossia la società che l’ha creato. In tal caso la voce che bisogna andare a guardare nel prospetto dello strumento è il cosiddetto TER, ovvero il Total Expense Ratio. Tale indicatore si esprime come la percentuale annuale dei cosiddetti AUM (Assets Under Management) che bisogna sborsare alla società di gestione. Per capire di cosa stiamo parlando vale la pena ricorrere a un breve esempio: mettiamo infatti che l’ETF XYZ creato da ABC SGR presenti un TER annuale di 0,40% (ossia, 40 punti base).
Immaginiamo poi di comprare quote per un valore di 10.000 €: per l’anno successivo ci troveremo a pagare alla suddetta ABC SGR la somma di 40 €. Nella realtà, il processo con cui sono calcolate le fee è meno semplicistico: le spese si pagano con cadenza mensile sulla base di un piano di accumulo giornaliero che riflette l’andamento del prezzo del prodotto. Nel nostro caso, la cifra da sommare quotidianamente al totale mensile è data da 0,40%/365 da applicare al prezzo di XYZ.
Per cui se il primo giorno la nostra quota vale 10mila, il calcolo sarà dato da 10.000 x 0,40% / 365, se il giorno dopo essa è invece salita a 10.100, la moltiplicazione in questione diventerà 10,100 x 0,40% / 365 e così via.
Infine, vi sono i costi di intermediazione che trader e investitori si trovano a pagare a un intermediario come Fineco. In questo caso va ricordato che gli ETF sono quotati in Borsa, la quale è anch’essa un’azienda i cui azionisti si aspettano di generare degli utili. Di conseguenza emittenti di ETF, market maker e società di intermediazione come Fineco devono versare del denaro a Borsa Italiana e ad altre similari per accedere a quella che è una piattaforma tecnologica e legale estremamente complessa. Quello che però l’acquirente finale vede è semplicemente il bid-ask quotato, il TER richiesto dalla SGR e la commissione a Fineco per operare.
Anche in questo caso, possiamo fare delle considerazioni di carattere generale. Innanzitutto, ricordiamo come Fineco dia accesso agli ETF quotati su 10 borse diverse, ciascuna con costi differenti. Il gruppo ha però scelto di semplificare la vita ai propri clienti offrendo un piano commissionale unico che dipende solo dai volumi implementati.
In pratica, le commissioni per ciascun eseguito (non importa quale sia il piano adottato), tenderanno ad abbassarsi all’aumentare della quantità di ordini posti in essere. Riguardo a come operare sul mercato degli ETF con Fineco, l’azienda richiede un canone mensile per l’uso di PowerDesk, la propria piattaforma di trading. Tale onere, tuttavia, si azzera in presenza di un’operatività anche solo contenuta (5 operazioni al mese).
Tramite il proprio ETF Center, Fineco ha puntato molto su questa tipologia di prodotti di investimento, la cui versatilità è quasi infinita e i cui costi rimangono nel complesso decisamente convenienti rispetto alle alternative del risparmio gestito. Per tale ragione, i clienti di Fineco stanno spostando masse sempre più ingenti di liquidità nel mercato degli ETF.
Dove investire in ETF? Fineco è la migliore soluzione
Fin da 1999, Fineco, tra le primissime in Italia, ha offerto il servizio di trading online, cioè la possibilità di acquistare titoli di ogni genere direttamente dal computer e utilizzando come base il proprio conto corrente. Oggi il servizio offerto dalla banca si è notevolmente ampliato e, di fatto, è possibile acquistare obbligazioni, azioni, ETF, derivati e fondi comuni di ogni tipo emessi nei principali mercati del pianeta, con anche la copertura di piazze finanziare meno conosciute.
Ma vediamo quali sono i costi e le caratteristiche dell’operatività di acquisto a vendita online.
Per ogni compravendita sul mercato azionario italiano, viene applicata una commissione dello 0,19% sul valore dell’operazione, per un minimo di 2,95 €, fino a un massimo di 19 €. In concreto, per ogni operazione superiore a 10.000 euro la cifra da pagare per l’investitore resta fissa a 19 €, mentre chi dà un ordine sotto 1.500 € paga comunque 2,95 €. Dal momento in cui viene dato l’ordine a quello in cui viene accreditata o addebitata la valuta sul conto corrente, passano due giorni di borsa aperta.
Anche per le obbligazioni la soglia minima di commissioni prevede 2,95 € (in alcuni mercati è 5,95 €) fino a un massimo di 19 €. Anche in questo caso, dall’ordine di acquisto o di vendita alla valuta sul conto, occorrono due giorni di borsa aperta.
Nel caso dei titoli di stato italiani acquistati in asta, per i Bot con vita residua pari o inferiore a 80 giorni si paga lo 0,025% di commissioni, che salgono a 0,050%, 0,075% e 0,1% rispettivamente per vite residue tra 81 e 170 giorni, tra 171 e 330 giorni e oltre 331 giorni. L’acquisto di Btp e Cct non comporta il pagamento di alcuna commissione.
Sulla piattaforma di Fineco è possibile acquistare e vendere anche i derivati (soprattutto futures e option) trattati sui più importanti mercati mondiali. Per l’operatività sui mercati italiani, si parte da un massimo di 6,95 € per ogni lotto a un minimo di 0,95, a seconda della fascia in cui si è inseriti. La fascia 1 è riservata a coloro che stanno sotto i 500 € di commissioni generate in un mese, mentre la fascia 2 è riservata a chi resta tra 500 e 1500 €. Infine, la fascia 3 comprende coloro che raggiungono un monte commissioni su derivati superiore a 1.500 € al mese.
Gli altri mercati europei hanno costi quasi uguali, salvo piccole differenze locali, mentre è abbastanza diverso il piano commissionale per chi opera negli Stati Uniti.
Sulla piattaforma Fineco è possibile anche acquistare online un’ampia scelta di fondi comuni o di sicav.
Normalmente questi strumenti hanno una commissione di entrata una tantum, al momento della sottoscrizione, una di gestione che si ripete ogni anno, e una di uscita che si paga al momento in cui si smobilizza l’investimento. Ogni fondo azionario o bilanciato prevede una commissione d’ingresso del 5%, a meno che la massima commissione applicabile non sia inferiore. Gli strumenti obbligazionari o monetari hanno, invece, una commissione d’ingresso del 3%, a meno che la massima commissione applicabile non sia inferiore.
Monte commissionale
Per un investitore che abbia un minimo di operatività costante, è conveniente utilizzare il Monte commissionale, vale a dire la possibilità di sommare tutte le attività di compravendita: questa formula consente di ottenere un consistente sconto a seconda della cifra movimentata.
Così la commissione massima per un’operatività trimestrale in azioni sulle principali piazze europee è di 19 €, mentre se si sale nella fascia tra 4.500 € e 6.000 € si scende a una commissione massima nel corso del trimestre di 6,95 €, per arrivare a 2,95 € se si movimentano oltre 9.000 €. In pratica, il vantaggio per chi opera è che non viene considerata ogni singola operazione, che avrebbe magari costi alti, ma l’insieme delle operazioni fatte nel trimestre. In concreto, se un risparmiatore acquista una sola azione per un valore di 1.000 €, paga 19 € di commissione, ma se nel corso del trimestre fa nove acquisti sempre di 1.000 €, non paga nove volte 19 €, ma nove volte 2,95 €.
Alcuni mercati, tra i quali Inghilterra, Spagna e Svizzera, fanno pagare commissioni più alte: un minimo di 19 euro per la Spagna, di 19 sterline per l’Inghilterra e di 19 franchi per la Svizzera. Gli stessi valori, per questi paesi, si applicano anche agli acquisti di fondi e di certificati.
Chi vuole operare sui mercati USA può contare comunque su commissioni che partono da 12,95 $ e scendono a 3,95 $ per compravendite di oltre 9.000 € nel trimestre.
Uguale meccanismo nell’obbligazionario, dove il massimo commissionale trimestrale arriva a 19 €, mentre il minimo è di 2,95 o 5,90 € a seconda dei mercati in cui si opera.
In ogni caso, Fineco tiene aggiornata la lista dei mercati dove è possibile operare con il minimo a 2,95 €. Concorrono alla determinazione della soglia sia i fondi negoziabili online sul sito Fineco, sia i prodotti di risparmio gestito distribuiti dalla rete di Promotori Finanziari Fineco.
L’operatività in strumenti finanziari può determinare perdite di capitale.