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Come vengono tassati gli ETF: Tassazione sui dividendi

FinecoGli ETF sono strumenti che notoriamente hanno acquisito una grande popolarità in questi ultimi anni. La loro semplicità e versatilità, per non parlare dei costi spesso contenuti, li hanno resi una scelta sempre più apprezzata dal pubblico degli investitori.

Questo ad ogni livello: privati fai da te, consulenti e grandi portafogli istituzionali. Tali prodotti però presentano anche le loro particolarità in particolar modo per quanto riguarda il regime di tassazione.

Leggi anche: Dove e come comprare i migliori ETF

Tassazione sugli investimenti ETF

Per capire di cosa stiamo parlando bisogna innanzitutto inquadrare un minimo quella che è la loro struttura giuridica nonché l’approccio del legislatore italiano riguardo le imposte sui guadagni derivanti dagli investimenti finanziari.

Per quanto riguarda il primo aspetto va detto che gli ETF rientrano nei cosiddetti OICR (organismi di investimento collettivo del risparmio), regolati dal Testo Unico. Tale cappuccio giuridico è stato inizialmente concepito per i fondi comuni di investimento e le Sicav. Gli ETF presentano alcune caratteristiche per certi versi simili a questi strumenti e altre invece profondamente diverse.

Essi sono dei veicoli diversificati, che di solito investono in un paniere di azioni e/o obbligazioni. La loro peculiarità però è che sono scambiati in Borsa come un’azione. Un investitore che detiene un conto operativo presso Fineco può ad esempio continuamente comprare e vendere un ETF che replica l’andamento dell’indice azionario statunitense S&P 500 quotato alla Borsa di Milano, durante le ore di mercato di quest’ultima.

La loro natura per così dire ibrida influenza anche quello che è il loro regime di imposizione fiscale. Per quanto riguarda quest’ultima bisogna distinguere due assetti che contraddistinguono gli investimenti finanziari in Italia:

  • il regime dichiarativo;
  • il regime del risparmio amministrato;

Il ruolo dell’intermediario Fineco

FinecoNel primo caso è compito dell’investitore riportare in dichiarazione dei redditi i guadagni ottenuti.

Nel secondo caso invece un intermediario come Fineco (la banca migliore per il trading di ETF) opera come sostituito di imposta, prelevando quanto dovuto per darlo allo Stato al momento in cui i profitti sono realizzati.

Per capire come avviene in concreto tutto ciò dobbiamo introdurre un’altra distinzione: quella fra ETF non armonizzati e quelli armonizzati. La prima delle due fattispecie si riferisce a prodotti non conformi alle Direttive europee e quindi quotati su mercati extra-UE. Per tali veicoli l’unica opzione disponibile e quella del regime dichiarativo: in pratica i guadagni vanno riportati in dichiarazione dei redditi dove vengono assoggettati ai normali scaglioni Irpef. Il secondo caso ovviamente rappresenta la grande maggioranza delle transazioni oltre a mostrare  le caratteristiche più interessanti.

Tassazione sui dividendi ETF

FinecoPer capire di cosa stiamo parlando dobbiamo innanzitutto ricordare come che uno strumento come gli ETF può portare a due fonti di reddito: i dividendi e gli eventuali guadagni realizzati dalla vendita a un prezzo superiore all’acquisto.

I dividendi rientrano nei redditi da capitale e sono sottoposti a una imposta del 26%.

Per capire invece cosa accade ai guadagni generati dall’attività di trading partiamo da un esempio: mettiamo che un cliente, che ha scelto il risparmio amministrato e che detiene un conto presso Fineco, compri un ETF azionario spendendo 5000 euro per rivenderlo dopo qualche giorno a 5200. In questo caso è stata realizzata una plusvalenza sulla quale si applica (in generale) la stessa imposta del 26%: verranno quindi versati all’Erario 52 euro per un profitto netto pari a 148 euro.

Occhio alle minusvalenze

Fin qui il tutto è abbastanza facile e comprensibile, notoriamente però fare trading sui mercati è un’attività decisamente rischiosa, tanto che anche i sistemi di investimento migliori registrano una notevole percentuale di operazioni in perdita.

Nel caso in cui si debba far fronte a una minusvalenza gli obblighi fiscali si fanno più complessi. Naturalmente il legislatore tiene conto di questo aspetto, anche qui rifarci a un caso pratico aiuta a mettere a fuoco il quadro legale.

Mettiamo che lo stesso cliente Fineco dell’esempio precedente compri un altro ETF per 7000 euro e lo rivenda a 6700, con una perdita di 300 euro. La sua posizione complessiva passerebbe dunque da 200 euro lordi di guadagno a una perdita di 100. Ovviamente sarebbe assurdo doversi trovare pure a pagare le tasse.

Il problema però è che le minusvalenze sugli ETF non si compensano direttamente con le plusvalenze su tali strumenti. Innanzitutto va presa in considerazione una cosa: le perdite originano un credito fiscale che andrà a diminuire il dovuto sulle future scommesse in profitto. Infatti  restituire denaro dopo ogni compravendita in rosso sarebbe semplicemente ingestibile per il Fisco. A complicare però le cose subentra un altro fattore: abbiamo visto infatti come le plusvalenze rientrino nei redditi da capitale. In compenso i trade a saldo negativo si ascrivono alla categoria dei redditi diversi.  In tale insieme rientrano altre tipologie di investimento come ad esempio le azioni, i certificati, i future etc.

In pratica le minusvalenze sugli ETF vanno a diminuire la base imponibile delle future plusvalenze per l’appunto di future, azioni, certificati e altri e non degli ETF stessi. Peraltro tale regime è applicato anche ai fondi comuni di investimento.

Aliquota stabilita dalla legge sugli ETF

FinecoRicordiamo infine un altro aspetto interessante: la legge stabilisce un’aliquota del 12,5%, anziché il normale 26%, sui guadagni derivanti dall’investimento in titoli di Stato italiani o di nazioni white list. Tale regola  si applica anche pro-quota agli investimenti in portafogli diversificati come gli ETF: pertanto se ad esempio un prodotto detiene il 60% dei propri attivi in in BTP e il resto ad esempio in azioni,  in caso di plusvalenza il 60% di essa verrà tassata al 12,5% e il rimanente 40% con la solita aliquota del 26%.

A questo punto quello che resta da fare è di iniziare a fare trading con gli ETF offerti sulla piattaforma di Fineco: come vedremo si tratta di un mondo pieno di alternative in cui si può costruire qualsiasi tipo di strategia, andando al contempo a minimizzare la struttura dei costi da affrontare.

Caratteristiche conto Fineco Bank

🇪🇺 Regolamentazioni: CONSOB n. 11971, Banca d’Italia, Banca Centrale Europea
👍 Apertura Conto: Conto Gratuito e illimitato
👋 Chiusura Conto: Chiusura Conto Gratuita
💰 Deposito minimo: Nessun Deposito minimo
💰 Ordine minimo: Nessun Ordine minimo
💻 Piattaforme: Piattaforma PowerDesk semplice e personalizzabile, Piattaforma Mobile
💶 Commissioni: Commissioni Trasparenti fisse e variabili molto competitive
📈 Leva Finanziaria: Forex 30:1, ETF 5:1, materie prime 20:1
💶 Spread: Spread Variabili molto competitivi
💰 Costi: Zero costi apertura conto, Zero costi chiusura conto
☎️ Assistenza: Centro Assistenza, Chat 24h su 24h, Centro Servizio Clienti con oltre 200 operatori italiani
💪 Risorse aggiuntive: Fineco educational, Corsi in aula nella tua città, Webinar online, Video guide e Video di formazione, strumenti evoluti per trader esperti
💶Prelievi: Carta di credito (Visa, MasterCard), PayPal, Bonifico bancario
💡 Utilizzo Piattaforma: User Friendly, Facile, intuitiva e personalizzabile
🇮🇹 Lingua: Italiano, + 15 lingue
💡 Social Trading: Copy Trading (Copia le operazioni di trader professionisti)
📱 Applicazione Mobile: Si (Tutti i dispositivi)


L’operatività in strumenti finanziari può determinare perdite di capitale.

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